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Una Food Policy per Roma

Il processo partecipativo dal basso che promuove una Politica del Cibo per la Capitale d’Italia


Entro il 2050 quasi il 70% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane, dunque circa il 70% di tutte le risorse alimentari sarà consumato dagli abitanti delle città. [1]

In questo scenario, il sostentamento alimentare e le modalità con cui si decide di affrontarlo ricoprono un ruolo cruciale. È fondamentale che le istituzioni locali governino la questione, a seconda delle esigenze di ciascun contesto. Nel sud e nell’est del mondo le priorità sono la sicurezza alimentare e il reperimento delle risorse necessarie per sfamare tutti.

Nel contesto europeo, incluso quello italiano, si tratta invece di progettare politiche che mirino a indirizzare e armonizzare le attività di produzione, trasformazione, distribuzione, acquisto, consumo e smaltimento del cibo. A tal proposito, negli ultimi anni molte città stanno sviluppando le cosiddette Food Policy (in italiano “politiche del cibo”) proprio per non trovarsi impreparate davanti a questi rapidi cambiamenti.

Ci sembra quindi interessante presentare le attività di “Terra!”, un’associazione impegnata da anni sui temi dell’agroecologia.

Immagine di Tullio Pericoli da https://www.associazioneterra.it/food-policy/


Chi è Terra!

Terra![2] è un’associazione ambientalista impegnata dal 2008 a livello locale, nazionale e internazionale in progetti e campagne sui temi dell'ambiente e dell'agricoltura ecologica. Lavora in rete con associazioni, comitati e organizzazioni della società civile per difendere le risorse naturali e promuovere un modello di sviluppo fondato sul rispetto degli ecosistemi. In questo contesto, ci soffermeremo sulle attività di Terra! rispetto alla dimensione locale e di prossimità nel Comune di Roma, evidenziando il ruolo dell’associazione nella promozione di una Food Policy per la città.

Francesco Panié, campaigner e ricercatore dell’associazione, ci spiega meglio: «Le attività umane stanno spingendo il clima terrestre verso un punto di non ritorno, l'inquinamento soffoca gli ecosistemi e la voracità dell'industria sottrae spazio alla biodiversità. Intanto, le tensioni sociali salgono e la crisi ambientale sconfina negli squilibri della società. Noi di Terra! cerchiamo di promuovere un pensiero ecologico, capace di unire la questione ambientale con quella sociale, per guidare l'azione politica in tutti i settori. Nel caso di Roma abbiamo promosso un percorso aperto e partecipativo insieme a oltre cinquanta realtà tra enti, associazioni, cooperative e singoli individui, con cui abbiamo costituito il Comitato promotore per la Food Policy di Roma nel 2019».

Come vi siete mossi?

«Prima di arrivare alla costituzione del comitato abbiamo lanciato un’analisi del sistema alimentare romano e laziale che aveva l’obiettivo di evidenziarne criticità e opportunità. I risultati della ricerca sono stati interessanti e hanno stimolato la partecipazione. Roma è il più grande comune agricolo d’Italia e d’Europa e le aziende agricole nel territorio comunale rappresentano una risorsa fondamentale per l’approvvigionamento dei suoi cittadini dalle filiere corte. Nello stesso tempo, però, il consumo di suolo ha visto l’incremento della cementificazione, facendo registrare numeri da record. [3] Le scelte dei prossimi anni andranno a impattare la sostenibilità del futuro della Capitale».


Quali sono stati i risultati?

«Il 27 aprile 2021 l’Assemblea capitolina ha approvato all’unanimità una delibera che accoglie le nostre istanze e istituzionalizza i prossimi passi per arrivare a un piano strategico sull’agricoltura e l’alimentazione. La delibera è un atto che ha raccolto consenso bipartisan: reca infatti le firme di tutti i partiti politici. Un processo nato dal basso e accolto dalla politica in un atto ufficiale. Si tratta di un caso unico in Italia e forse nel mondo: di solito le strategie alimentari nascono per impulso delle istituzioni, mentre qui è accaduto l’opposto. Per esempio, la Food Policy di Milano - a cui ci siamo ispirati - è una eredità di Expo 2015, uno strumento di supporto al governo della città promosso dal Comune di Milano e Fondazione Cariplo [5]».

Cosa vi aspettate adesso?

«Che la politica mantenga le promesse e ascolti davvero la voce dei cittadini. Il prossimo anno sarà un anno cruciale per la politica della Capitale. Ci aspettiamo che il lavoro di questi mesi non venga perso, anzi, sia di stimolo per chi ha avuto mandato di governare la città. D’altronde le nostre richieste sono chiare e inequivocabili: le abbiamo riassunte in dieci punti qui. Le priorità che la Food Policy dovrebbe fronteggiare sono:

  1. Garantire l’accesso a un cibo ecologico e ridurre gli sprechi. È fondamentale potenziare la quota di prodotti locali nelle mense scolastiche, sostenere con risorse e programmi pubblici la filiera della solidarietà e le esperienze di economia solidale.

  2. Migliorare l’accesso alle risorse primarie e fermare il consumo di suolo. Roma deve favorire il ricambio generazionale dell’agricoltura locale, mettendo a bando le terre pubbliche abbandonate per agevolare l’ingresso nel mercato di giovani agricoltori, fermare la speculazione edilizia e azzerare il consumo di suolo.

  3. Potenziare le filiere corte. L’accesso dei produttori agricoli del territorio ai mercati rionali è minimo: in 127 mercati si trovano a malapena un centinaio di coltivatori diretti. L’amministrazione centrale e i municipi possono fare molto per aiutarli a ripopolare questi luoghi storici di distribuzione alternativa».


Si tratta di gesti all’apparenza elementari, ma che in una città importante e complessa come Roma possono diventare notevoli centri di interesse. Solo decisioni politiche nette potranno promuovere un vero cambiamento per il bene comune.




Intervista a Francesco Panié, Terra!

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