Come si legge sul sito, “Recup è un progetto che agisce nei mercati della città per combattere lo spreco alimentare e l’esclusione sociale. Recuperiamo il cibo prima che venga buttato via, lo dividiamo tra commestibile e non, infine lo ridistribuiamo a chiunque voglia prenderlo. I beneficiari sono gli stessi esecutori del lavoro: in questo modo si crea un concetto di collaborazione e comunità tra persone diverse, una possibilità di scambio interculturale e intergenerazionale che prima mancava.” [1] In altri termini, Recup opera rimettendo in circolo le risorse locali, favorendo un’economia che non parte da un capitale economico, ma da prodotti recuperati e ridistribuiti. Si tratta di una forma di prossimità basata sul coinvolgimento attivo della comunità e sulle relazioni, prima che sul denaro. Per raccontarvela, abbiamo intervistato Eleonora D’Elia, membro di Associazione Recup.
Ciao Eleonora! Ci racconti un po’ come siete nati?
Recup nasce in maniera informale nel 2015 da un’idea di Rebecca, la fondatrice, dopo il suo Erasmus a Parigi; a fine mercato vedeva che c’erano dei banchetti dove veniva distribuito il cibo invenduto, e ha pensato: “Super! Lo facciamo anche a Milano?” Così, parte insieme a 2 ragazze con questa idea e nel 2016 Recup diventa formalmente un’Associazione, o meglio una APS ovvero ‘Associazione a Promozione Sociale’. E come vi state evolvendo?
Durante la pandemia siamo cresciuti molto, sia in termini di volontari, sia di progetti sia di beneficiari: abbiamo aiutato 5000 famiglie in difficoltà insieme al Comune di Milano e alle Brigate Volontarie per l’emergenza con il progetto Milano Aiuta [2]. In questa fase abbiamo iniziato anche a recuperare cibo invenduto all’Ortomercato e a muoverci nei meandri della burocrazia. È stato, un momento utile per capire alcune dinamiche, abbiamo avuto modo davvero di crescere in termini di volumi, di progettualità e pianificazione.
Siete attivi solo a Milano o in altre città?
Attualmente siamo attivi in altre città, oltre Milano operiamo anche a Roma, Busto Arsizio e Verona con l’obiettivo di arrivare in molte altre!
Avete progetti in cantiere?
Con l’esperienza dell’Ortomercato di Milano, che sta continuando anche dopo la fine del progetto Milano Aiuta, ci siamo resi conto di quanto lavoro ci sia da fare. L’invenduto all’ingrosso è davvero notevole, spesso per normative molto stringenti interi bancali devono essere scartati per piccoli difetti, ma il cibo è ancora buono! Abbiamo indetto un primo crowdfunding per poter disporre di una cella frigorifera, una bilancia, un essiccatore e dei barattoli per poter fare delle conserve con le materie prime non più freschissime e poter così recuperare ancora più cibo; è andato molto bene e abbiamo anche vinto un bando con Bonduelle, che ci supporta. Ora abbiamo avviato un’altra campagna di crowdfunding, in questo modo avremo la possibilità di stipendiare una persona che possa seguire, organizzare e coordinare i vari progetti e l’espansione di Recup in altre città. E sì, avremmo anche altri progetti in mente, per ora solo delle idee che però ci piacerebbe realizzare… prima fra tutte vorremmo diventare una società Benefit e continuare a fare il nostro lavoro al meglio!
E come lavora operativamente Recup?
Il bello di Recup è che non è un’associazione dove ci sono i volontari da una parte e i fruitori del servizio dall’altra. Non c’è una netta distinzione e non vogliamo che ci sia. Lavoriamo tutti insieme, fianco a fianco. Vogliamo che chi partecipa si senta parte attiva del processo: vogliamo che sia un’esperienza positiva e soprattutto inclusiva. Prendiamo gli scarti e gli doniamo nuova vita e nuovo valore che viene ridistribuito anche a chi recupera il cibo insieme a noi.
Per concludere: vi sentite vicini alle logiche di un’economia di prossimità o un’economia alternativa?
Si certo! Recup in primis combatte lo spreco alimentare e congiuntamente combatte anche l’esclusione sociale. Ci sentiamo parte di una nuova concezione e visione alternativa di economia, fortunatamente sempre più radicata, vicina alle logiche di sostenibilità. La tematica dello spreco alimentare è un ottimo cattivo esempio per mostrare un modello molto poco funzionale e sostenibile. Non è solo lo spreco in sé ma tutto ciò che sta dietro: per produrre è richiesto uno sforzo considerevole di risorse, con tutte le implicazioni che comporta: gettare un bene alimentare per noi è un torto nei confronti di madre terra, delle persone che hanno lavorato quel prodotto e di coloro che hanno poca possibilità di accedervi. Com’è possibile che ancora negli anni 20 del 2000 esista un modello produttivo che incentivi lo spreco? Se ci pensi è paradossale: esiste abbondanza e spreco laddove c’è scarsità. Noi vorremmo evitare il più possibile questa malsana consuetudine e incentivare il recupero; anche e soprattutto della dignità delle persone che si sentono escluse da un particolare sistema economico non prossimo ma lontano, non inclusivo ma esclusivo. Per cui sì ci sentiamo vicini a un nuovo modello di economia alternativa, circolare e sostenibile. Vorremmo poter fare più di un passo alla volta e insieme faremo di più. Milano ha attiva una Food Policy [3] e Recup ne è parte. Ci piacerebbe poter portare questo modello virtuoso e all’avanguardia anche nel resto d’Italia così come il nostro progetto. Sentiamo che è possibile replicare il modello Recup anche in altri settori, dando valore agli scarti e attivando un processo di inclusione sociale e di rinascita all'insegna della lotta allo spreco. Si sa, noi italiani siamo forti con il cibo, ma non solo! Sarebbe bello se diventasse un paese virtuoso nel perseguimento dello sviluppo sostenibile. Siamo sulla buona strada, andiamo avanti e gambe in spalla!
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Di Zeno Gorini
Riferimenti
[1] Associazione RECUP - https://associazionerecup.org
[2] Milano Aiuta - https://www.comune.milano.it/web/milanoaiuta [3] Milano Food Policy - https://foodpolicymilano.org
[4] Earthshot Prize - https://earthshotprize.org
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