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L’arte al tempo della responsabilità sociale d’impresa: YET art agency

Intervista a Elena Mussini e Delfina Grassi


Cos’hanno in comune arte e impresa? Se non vi siete mai posti questa domanda è perché il rapporto tra questi due mondi, apparentemente lontani, è una tematica ancora embrionale nella letteratura accademica e nella prassi aziendale, nonostante l’origine di tale relazione, evolutasi nei secoli, sia riconducibile al mecenatismo rinascimentale [1]. Se banche ed aziende hanno a lungo investito in arte solo in un’ottica di puro ritorno economico (per favorire la visibilità e corporate identity così come il patrimonio), negli ultimi anni, queste ultime hanno iniziato a riconoscerne anche le potenzialità in termini di stakeholder engagement (con il fine, ad esempio, di migliorare i workplace dei dipendenti, supportare la comunità artistica, creare nuove connessioni con i clienti e la comunità locale) [2]. Promotrice di questa necessaria presa di consapevolezza è la neonata YET art agency, fondata da Elena Mussini e Delfina Grassi, la cui mission consiste nel connettere arte e imprese per la realizzazione di progetti di responsabilità sociale. E’ con loro che abbiamo fatto quattro chiacchiere.


Da dove nasce l’idea di YET art agency?

I progressivi investimenti che le aziende fanno per la promozione della cultura (per esempio, dell’arte) rientrano nell’ambito della corporate social responsibility (CSR) e l’idea di YET art agency nasce proprio come conseguenza di questo trend. Difatti, supportiamo quelle imprese che colgono l’opportunità di investire in arte per sviluppare progetti di responsabilità sociale che traducano visivamente i valori corporate e creino valore aggiunto. YET è a disposizione delle imprese italiane: dal settore più sdoganato della moda a quello più apparentemente distante della produzione industriale. Ogni realtà, di ogni industry e dimensione, può approcciarsi alla cultura intesa in senso più o meno ampio, per esempio co-creando arte insieme ad artisti e relazionandosi così con i propri stakeholder attraverso nuove modalità. Al momento, stiamo lavorando con un giovane brand italiano su un progetto che, durante un arco temporale di tre mesi, coinvolgerà due giovani artiste nella traduzione visiva dei valori e della visione aziendale.



In cosa consiste il vostro valore aggiunto?

Forniamo un servizio innovativo e ad hoc alle imprese che si avvicinano per la prima volta al mondo dell’arte o che decidono di sviluppare un’idea preesistente, nel rispetto dell’identità corporate e con grande attenzione alla comunicazione. Chi si rivolge a noi lo fa perché riconosce il valore sociale dell’arte e della cultura. Il nostro obiettivo primario è sì quello di rafforzare la competitività e brand identity delle imprese ma anche e soprattutto fare in modo che l’arte possa concretamente “fare del bene”, grazie alle relazioni sociali che ne derivano, e sensibilizzare alle grandi problematiche socio-ambientali del nostro tempo, a cui gli artisti cercano spesso di dar voce. Siamo in grado di offrire tutto ciò grazie all’eterogeneità del nostro team le cui skill spaziano dall’ambito fiscale e legale al mercato dell’arte, dal marketing alla sostenibilità.

Il vostro consiglio al mondo del business per far comunicare cultura e sostenibilità?

Il nostro consiglio è di prendere coscienza del fatto che la cultura è stata riconosciuta come asset trasversale ai Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite e ispirarsi a casi virtuosi. Ad esempio, Prada considera la Cultura come un vero pilastro della propria strategia di sostenibilità, al pari di Persone e Ambiente, investendo molto in iniziative culturali così come ha fatto nella creazione di Fondazione Prada. Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo sostiene e promuove la cultura tramite svariati progetti, primo fra tutti Gallerie d’Italia, il polo museale ospitante la sua collezione d’arte. A livello internazionale possiamo citare il CERN di Ginevra e MGM Resorts International, che sono riusciti a trovare la giusta connessione tra le loro realtà – scientifica la prima, d’intrattenimento la seconda – e l’arte, attraverso la chiave della ricerca.



Quali sono i vostri piani per il futuro?

In un’ottica di lungo periodo, ci piacerebbe supportare grandi brand e PMI italiane, che abbiano a cuore questi temi (ancora troppo spesso considerati poco “fruttuosi”), nella realizzazione di progetti creativi che rientrino sotto il cappello della CSR. Un altro nostro obiettivo è quello di collaborare con istituzioni pubbliche, come comuni e province, nello sviluppo di iniziative che coinvolgano città e/o comunità e favoriscano pertanto la rigenerazione urbana e la coesione sociale. Ci auguriamo infine andare oltre il confine nazionale, dove siamo sicure di poter trovare terreno fertile. Di Laura Melani Fonti

[1] Jacobson, M. (1993). Art for work: The new renaissance in corporate collecting. Boston: Harvard Business School Press.

[2] Paolino, C. (2019b). Le corporate collection in Italia. Dalla ricerca alla prassi. Bologna: Il Mulino.




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