Pace, giustizia e istituzioni forti. L’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 dell’ONU vuole promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile, offrire l'accesso alla giustizia e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli. Si tratta di principi alti, molto difficili da calare in azioni concrete. Siamo soliti pensare che questo obiettivo riguardi poco il nostro Paese, se non per questioni storiche come la lotta alla mafia o il sovraffollamento delle carceri. Invece è fondamentale prendere in considerazione tutti i temi presenti nei suoi target: diritti dell’uomo, tolleranza, giustizia, concordia, equità, inclusione sociale, esigenza di una maggiore capacità di governance nel contrasto a forme universali di violenza, odio e discriminazioni. (1)
Una società non inclusiva genera scarti. Ne è un esempio il ghetto di Borgo Mezzanone, un agglomerato abusivo di baracche, sorto accanto al Cara, il Centro richiedenti asilo di Foggia. (2)
«Qui viveva Mbaye, finché la sua baracca non ha preso fuoco in uno dei tanti incidenti che capitano quando si è costretti a vivere in una baraccopoli (3). Lui è vivo per miracolo, ma queste tragedie continueranno finché le istituzioni non saranno capaci di offrire dignità e garantire i diritti umani ai tanti migranti che vivono in queste condizioni intollerabili – a parlare è Maria Panariello di Terra!, associazione ambientalista impegnata dal 2008 a livello locale, nazionale e internazionale in progetti e campagne sui temi dell’ambiente e dell’agricoltura ecologica (4) – Mbaye ha partecipato al nostro progetto “IN CAMPO! Senza caporale” (in foto). Abbiamo messo in comunicazione aziende sostenibili e lavoratori stranieri residenti nelle baraccopoli. L'idea è nata dalla volontà di tracciare un percorso che desse risposte concrete alla condizione di tante donne e uomini senza diritti. È un progetto che tiene insieme formazione, tirocinio e trasparenza di filiera, coinvolgendo ragazzi provenienti da situazioni di sfruttamento e aziende agricole responsabili». (5)
Mbaye è un esempio del successo di questo genere di percorso. Dopo aver rischiato la vita nel ghetto, adesso ha un lavoro e una casa. Ha trovato una sistemazione a Cerignola, in uno dei centri storici più belli della Puglia, a pochi chilometri proprio dalla baraccopoli. Ha firmato il suo primo contratto di lavoro con la Cooperativa Sociale “Pietra di scarto” e si occupa di tre ettari di terreno confiscati alla mafia. (6) «Terra!, insieme ai sindacati nazionali, è stata tra i promotori della campagna che ha portato alla legge contro il caporalato, – ci racconta Maria Panariello – e continua a combattere con operazioni di advocacy per una filiera agroalimentare trasparente: la voracità dell’industria infatti sottrae spazio alla biodiversità portando a tensioni sociali. È urgente promuovere un pensiero ecologico capace di unire la questione ambientale con quella sociale».
L’obiettivo 16 dell’Agenda 2030, in special modo il target 16.7 “Assicurare un processo decisionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli”, vuole promuovere azioni come queste, dando dignità all’attività di advocacy. (7) Terra!, con azioni concrete, coinvolge tutti i portatori di interesse: dal bracciante al consumatore, passando dalla grande distribuzione organizzata e arrivando fin dentro le istituzioni.
Creare partecipazione e lottare per raggiungere obiettivi così alti significa anche rafforzare il sistema democratico di un Paese.
di Luca Goerg
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