Christiana Figueres è una delle maggiori esponenti nel campo del cambiamento climatico ed ha diretto i negoziati per l’Accordo di Parigi del 2015, insieme a Tom Rivett-Carnac, esperto di diplomazia internazionale.
Entrambi, pur provenendo da Paesi geograficamente ed economicamente lontani, condividono la preoccupazione per il futuro delle prossime generazioni. Ad esse è dedicato Scegliere il futuro, edito da Tlon nel 2021. Il libro si apre spiegando cosa sta accadendo alla Terra e come nell’attuale era Antropocenica, “le condizioni biogeochimiche non sono dominate da processi naturali, ma dall’impatto dell’attività umana” [1].
Gli autori ci presentano, poi, due scenari contrastanti del mondo. Da una parte, quello che stiamo creando, con un riscaldamento di oltre 3°C. Se i governi, le società e gli individui non fanno ulteriori sforzi si assisterà a una catastrofe e sempre più aree diventeranno inabitabili. Epidemie e scarso accesso ai beni primari [2] prenderanno il sopravvento e la convivenza tra gli individui diventerà difficile. L’angoscia e la preoccupazione sono le emozioni che accompagnano la lettura di questo capitolo, ma forse sono necessarie per riflettere sul nostro ruolo.
Dall’altra parte, invece, è il mondo che dobbiamo creare limitando il riscaldamento a 1,5°C. È il 2050, il pianeta prospera di spazi verdi [3] e l’aria è pulita. I combustibili fossili sono sostituiti dalle fonti rinnovabili. Cambiano le abitudini alimentari, prediligendo cibi di origine vegetale e il senso di collettività e solidarietà favoriscono la prosperità delle comunità locali. Non si tratta di una realtà romanzata. Il cambiamento climatico e il degrado delle risorse permangono, ma i governi sono capaci di prevedere i problemi e di affrontarli prima che diventino irreversibili.
Nella seconda parte del libro il focus è sull’approccio mentale necessario per il cambiamento, declinato in tre concetti: ottimismo ostinato, abbondanza infinita e rigenerazione radicale. Quando pensiamo al cambiamento climatico, il senso di impotenza e sfiducia prevalgono, ma questa reazione è sbagliata e irresponsabile. L’ottimismo [4] deve essere la forza che stimola il nostro impegno, nonostante le incertezze e il timore di fallire. La percezione della scarsità alimenta in noi la competizione con gli altri per ottenere ciò che si vuole. Ma la mentalità giusta è quella di aprirci a una comprensione più ampia delle risorse disponibili “verso ciò che possiamo collettivamente rendere abbondante”. La nostra azione è importante, infine, per ripristinare la resilienza della natura. Con l’aiuto dell’uomo le possibilità della Terra di rigenerarsi sono maggiori e il processo più rapido. Però, cambiare la nostra mentalità non è sufficiente. Bisogna agire. Per questo, sono proposte dieci azioni:
· Onorare il passato e lasciarlo andare
· Affrontare il dolore delle infelici prospettive di vita futura
· Difendere la verità scientifica
· Considerarsi cittadini e non consumatori
· Abbandonare i combustibili fossili
· Riforestare la terra
· Investire nell’economia sostenibile
· Usare la tecnologia responsabilmente
· Costruire la parità di genere
· Impegnarsi politicamente
Se si è già consapevoli delle sfide politiche e sociali legate alla lotta ai cambiamenti climatici, questo libro non aggiunge molto. Non è un testo scientifico, anche se i riferimenti sono numerosi. In alcuni punti può persino far torcere il naso, ma ciò che alla fine ti lascia è l’entusiasmo di attivarsi e il desiderio di fare la propria parte.
Riferimenti
[1] Figueres, C. & Rivett-Carnac T. (2021). Scegliere il futuro. Affrontare la crisi climatica con ostinato ottimismo. TLON
[2] United Nations Climate Change News (2014). Climate Change Threatens National Security, Says Pentagon. www.unfccc.int
[3] Marshall, PJ. (2018). Reforestation: The Critical Solution to Climate Change, www.leonardodicaprio.org
[4] Cherry, K. (2019). Learned Optimism, www.verywellmind.com
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