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PRIMA, il podcast sul primo coming out al femminile italiano

Giugno è il Pride Month, il mese dell’orgoglio della comunità LGBTQ+.

Questo riconoscimento ufficiale risale al 1999, quando lo proclamò il presidente USA Bill Clinton. In Italia, invece, nel 1979 si è svolta la prima manifestazione contro l’omofobia e il primo Pride ufficiale è stato organizzato il 2 luglio 1994 a Roma [1]. Durante il mese del Pride si promuove una società inclusiva che si impegna a valorizzare la diversità e la singolarità delle persone, garantendo un contesto in cui tutti possano sentirsi a proprio agio beneficiando di pari opportunità [2].




Per celebrare questa ricorrenza vogliamo consigliarvi uno dei podcast di maggior successo degli ultimi mesi: Prima [3]. Nato da un’idea di Sara Poma e prodotto da Chora, il podcast getta la luce sui primi movimenti omosessuali italiani e il coraggio di chi, esponendosi in prima persona, ha aperto nuove strade e cambiato la vita delle generazioni successive.




Sara Poma, nata a Pavia nel 1976, lavora da sempre nel mondo dei contenuti digitali. Lo ha fatto prima per MTV Italia e Twitter, adesso per Chora. Aveva già realizzato un podcast biografico, autoproducendolo: Carla, una ragazza del Novecento. Inoltre, ha un profilo Instagram su cui consiglia podcast: @thepodbuster.


La narrazione di Prima parte da una domanda personale dell’autrice: «Come sarebbe stata la mia vita se non ci fosse stato il coraggio di Maria Silvia Spolato, la prima donna ad aver fatto un coming out pubblico in Italia e di tutte quelle e quelli venuti prima?». Attraverso sei episodi l’ascoltatore scopre la storia di una donna coraggiosa, libera e buona, oltre che la realtà bigotta e repressiva che si respirava in Italia durante quegli anni intorno al tema dell’omosessualità. Inoltre, l’autrice non censura le fragilità della protagonista, restituendo un’immagine completa, anche se romanzata, di Maria.


Il podcast inizia l’8 marzo 1972, giorno in cui si svolge a Roma una grande manifestazione femminista a cui partecipò perfino Jane Fonda. Ma il vero fatto storico fu un altro: tra le manifestanti, a Campo de’ Fiori, compare una donna che dichiara con un cartello la propria omosessualità: è Maria Silvia Spolato. Si tratta del primo caso italiano di coming out al femminile. Maria viene da Padova e insegna matematica, è una persona ricca di cultura e soprattutto con voglia di impegnarsi: già un anno prima aveva fondato il Fronte di Liberazione Omosessuale e la rivista F.U.O.R.I.!, la prima associazione e rivista italiana per i diritti LGBT. Non si nasconde, anzi firma a proprio nome gli articoli, scrive il libro I movimenti omosessuali di liberazione e rilascia anche un’intervista al Corriere della Sera. Ma il prezzo che paga per il suo attivismo è altissimo: il Ministero dell’Istruzione la licenzia perché “indegna” all’insegnamento. Anche la famiglia la allontana. Maria si ritrova così in breve tempo senza lavoro e senza fissa dimora. Inizia per lei una vita di vagabondaggio che si conclude nel 2018, a 83 anni, in una casa di riposo di Bolzano. Dimenticata da tutti nonostante l’importanza simbolica del suo gesto.



Prima vuole celebrare il coraggio di quelle persone, come Maria Silvia Spolato che, esponendosi, hanno aperto nuove strade e reso la vita più facile alle generazioni che sono venute dopo e invita a riflettere su cosa abbia significato essere omosessuali prima e cosa significhi esserlo oggi, in una società in cui sono stati fatti passi avanti ma il pregiudizio non è scomparso.





Riferimenti

[2] Per approfondire l’argomento diversity & inclusion è possibile scaricare l’ebook Diversità? Noi la chiamiamo unicità. I CSRnatives alla ricerca di teorie e pratiche virtuose di inclusione

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