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Il Politecnico crea il laboratorio di quartiere in città. Nasce a Nolo e si chiama Off Campus

Cassette di frutta, una coppia di vecchi amici intenti a bere un bianchino al bar e le mani del panettiere che sfornano una focaccia calda. Accanto alle sciure milanesi, una giovane ragazza marocchina entra nel mercato con il suo carrellino della spesa.

È questo il ritratto della Milano contemporanea, che riscopre le risorse dei mercati coperti e cerca di valorizzarli, come mai prima, grazie al lavoro dell’Assessore Tajani. Un progetto ambizioso partito dalla periferia di Milano: Giambellino, Lorenteggio, Corvetto.

Tra queste realtà c’è stato il mercato coperto di Viale Monza, un mercato che oggi diventa oggetto di sperimentazione sociale, grazie alla collaborazione con il Politecnico di Milano.

Intervisto Davide Fassi, professore associato e docente di “Design per l’innovazione sociale e la sostenibilità” al Politecnico di Milano.


Come e quando è nato il progetto Off Campus?

Il progetto è stato sviluppato dal Politecnico di Milano all’interno del Polisocial, il programma trasversale ai vari dipartimenti dedicato alla CSR, ed utilizza come strumento di intervento la didattica sul campo, coinvolgendo le comunità e gli attori locali, avviando così progetti di co-progettazione con gli studenti.

Off Campus non è il primo progetto pilota, ha un precedente. Si tratta del progetto CAMPUS nato in un contesto di marginalità e povertà in Bovisa, che ha permesso al gruppo di lavoro di uscire dalle competenze politecniche e lavorare con la comunità per ben due anni. Un progetto che si è guadagnato anche il Compasso d’Oro.

L’idea di Off Campus nasce quindi con l’obiettivo di creare dei satelliti del Politecnico all’interno della città di Milano per sviluppare una progettualità insieme alle persone.

Dove abbiamo deciso di avviare questa seconda sperimentazione? A Nolo (North of Loreto).


Cosa volete fare in Off Campus?

Off Campus è composto da due spazi che sono stati trasformarli in laboratori di quartiere. Sono 40 mq2 in totale, inaugurati il 29 settembre 2020.

Uno spazio è stato occupato da Radio Nolo (10 mq circa), che oggi ha trovato la sua postazione. Gli altri 30 mq, sono un luogo dove ci si immagina che le idee delle persone e dei gruppi informali possano incontrare l’expertise ingegneristica per aiutarne lo sviluppo.

Un esempio concreto? Trovare risorse e bandi dove poter incanalare queste idee, mettere a sistema i vari soggetti sul territorio con delle progettualità comuni. A ciò si aggiunge la progettualità sul mercato stesso.

Off Campus vuole essere un catalizzatore di relazione e vuole ricreare un clima per avviare una progettualità condivisa che oggi non è ancora sfruttata a pieno, con il fine di renderlo attraente, senza snaturarlo.


Quale è stata la prima azione di Off Campus?

Nel primo mese di apertura l’idea è stata di presidiare lo spazio con persone che gravitano intorno al gruppo di ricerca del Polimi Desis Lab. Su questo mercato hanno orbitato più di 2000 studenti tra laboratori, tesi, micro-ricerche.

Fisicamente il lavoro è svolto da un gruppo di ricerca in 20 persone a cui si aggiunge il prezioso aiuto da parte di tirocinanti e tesisti, che abbiano voglia di fare esperienze sul campo con le persone.

La prima attività è stata quella di creare un vocabolario di quartiere, un lavoro social sia online che offline, iniziato lo scorso gennaio 2020 con la redazione di Radio Nolo, uno squadrone di circa 80 volontari.

La comunità ha ragionato sulle parole calde di Nolo Social District. Parole come spazio pubblico, patrimonio, degrado.

Questo mese la parola affrontata è stata SPAZIO come lo spazio pubblico.

Ciascuno è stato invitato a consultare le planimetrie con gli interventi fatti a miglioria dello spazio pubblico e a segnalare i punti dove avrebbe potuto esserci un’attività e proporre la propria idea.

L’obiettivo è quella di costruire conversazioni intorno a dei temi che restituiscono:

- punti di vista diverse con pluralità di significati e conversazioni;

- podcast di lavoro di confronto;

- idee di progettualità.


Ci sono tante realtà in Italia che hanno provato a sperimentare?

In Italia non esistono delle Università che hanno laboratori in città. Non pare esserci traccia di presidi territoriali fissi, solitamente nascono delle progettualità con un inizio e una fine, ma non esistono luoghi che continuamente si mettono a disposizione della comunità per canalizzare le competenze su un progetto.

A livello mondiale invece, in Cina hanno fatto qualcosa di analoga a Shangai, presso la Tongji University.


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