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A settembre l’appuntamento con la moda sostenibile

I CNMI Sustainable Fashion Awards


A settembre, soprattutto chi è appassionato di moda, sa benissimo che c’è la Fashion Week milanese. In questa cornice il 25 settembre si è tenuta, al Teatro alla Scala di Milano, anche la cerimonia di consegna dei CNMI Sustainable Fashion Awards 2022.


Fonte immagine: https://www.cameramoda.it/it/sustainable-fashion-awards/2022/

Organizzati da Camera Nazionale della Moda Italiana in collaborazione con la Ethical Fashion Initiative delle Nazioni Unite, e con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dell’Agenzia ICE e del Comune di Milano.


I CNMI Sustainable Fashion Awards hanno l’obiettivo di premiare realtà virtuose che nel mondo della moda italiana e internazionale si sono distinte per l’impegno dedicato alla sostenibilità declinata in maniera ampia: dall’impegno per l’artigianato, ai diritti umani all’economia circolare, tra le 12 categorie totali.


La selezione


Dopo una preselezione fatta da un Advisory Committee composto da 28 associazioni e organizzazioni non-profit nazionali e internazionali impegnate sul tema, alla serata finale sono stati selezionati tre candidati premiati dalla Giuria presieduta da Dame Ellen MacArthur, fondatrice della Ellen MacArthur Foundation, e composta da altre undici personalità che si sono distinte nel campo della sostenibilità.


I criteri di valutazione sono stati sviluppati dalla Ethical Fashion Initiative, Quantis e dalla Ellen MacArthur Foundation considerando i temi più attuali nelcampo della sostenibilità.


Il tutto avviene a dieci anni dalla nascita del Manifesto della sostenibilità per la moda italiana promosso da Camera Nazionale della Moda Italiana, un decalogo di azioni da intraprendere per una svolta sostenibile.


Una riflessione e qualche dato


Negli ultimi anni abbiamo assistito, in particolare, a due fenomeni:

da un lato, il prosieguo del green washing spudorato da parte di alcune aziende che ledono i diritti dei lavoratori e quelli ambientali cercando di confondere i consumatori; dall’altro la spinta dell’innovazione e della tecnologia, unite alla creatività degli imprenditori e degli stilisti, di partire da materiali di scarto e/o riciclati per dare una seconda vita a meravigliosi capi creati con il rispetto del Pianeta e delle persone.


L’acquisto di capi di abbigliamento è triplicato negli ultimi 50 anni. L’85% dei vestiti finisce nelle discariche e la possibilità dei resi gratuiti continui del fast fashion ha accelerato questa situazione.

A detta dell’UN Alliance for Sustainable Fashion, il settore della moda contribuisce per il 2-8% alle emissioni di gas serra mondiali e dà lavoro a 300 milioni di lavoratori, molto spesso donne. Vengono utilizzati annualmente 215 trilioni di acqua all’anno per la produzione.


Il senso di riportare questi dati non è per puntare il dito contro un settore, ma per spingere a comportamenti più consapevoli di noi che acquistiamo e delle aziende che possono predisporre piani di economia circolare e intraprendere una serie di azioni. Queste, finalizzate a creare capi duraturi, tutelare diritti umani con contratti di lavoro legali e fare attenzione agli impatti ambientali come ad esempio le micro plastiche e agli agenti chimici utilizzati lungo tutta la catena del valore.






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