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Non è tutto vetro quel che luccica. Ripensare il significato della sostenibilità senza stigmatizzare



La sensibilizzazione ai danni ambientali causati dalla plastica ha cambiato radicalmente il settore del packaging e insegnato ai decision-maker dell’industria degli imballaggi che investire nella sostenibilità è imprescindibile. Anche se il vetro è già percepito dai consumatori come uno degli imballaggi maggiormente “sostenibili”, sono state avviate diverse azioni per migliorare ulteriormente il suo impatto ambientale. Il caso del vetro offre, così, l’occasione per riflettere sul significato della sostenibilità.

Il vetro ha due grandissime potenzialità: innanzitutto, è riciclabile all’infinito e, secondariamente, può essere riutilizzato mantenendo le sue proprietà al 100%, senza rilascio di sostanze nocive. Ha però un importante difetto che, a differenza delle agghiaccianti immagini della plastica in natura, non è immediatamente visibile: l’elevata quantità di CO2 emessa dai forni dove si fondono gli elementi dai quali deriva.



Come si sta agendo al riguardo?

A livello europeo, quest’anno è stata avviata un’iniziativa di grande impatto: “il forno per il futuro” (promossa da FEVE, la Federazione europea contenitori in vetro). Congiuntamente, 19 imprese stanno investendo nella costruzione di un forno ibrido in Germania, un progetto che utilizza fino all’80% di energie rinnovabili e che vuole diventare un modello per la costruzione dei futuri forni nei singoli Paesi. Si tratta, però, solo di un progetto pilota, il cui completamento è previsto nel 2022. È perciò indispensabile agire contemporaneamente su altri fronti, come sul tasso di riciclo e sulla qualità del vetro raccolto.

Poiché l’energia richiesta per la fusione del vetro è inferiore rispetto a quella necessaria per fondere le materie prime dalle quali deriva, aumentare il tasso di riciclo del 5% ridurrebbe le emissioni di CO2 del 10%. È stato, quindi, lanciato il Progetto europeo “Close the Glass Loop”, che, in pieno spirito di stakeholder engagement, unisce tutti gli attori della filiera del vetro (consumatori, comuni, produttori di imballaggi, produttori di alimenti e bevande...) attraverso una piattaforma comune, per avviare collaborazioni con l’obiettivo di arrivare ad un tasso di raccolta del vetro del 90% entro il 2030.


Noi cosa possiamo fare? Innanzitutto, riciclare correttamente. Parte di questo programma riguarda infatti l’educazione al corretto riciclo. Ceramica e porcellana, cristallo, specchi e lampadine, pyrex… non vanno gettati nel bidone del vetro! La nuova produzione verrebbe intaccata da materiali che non la renderebbero conforme agli standard di qualità e, conseguentemente, verrebbe scartata, comportando un ulteriore spreco di energia.

Possiamo inoltre riflettere su questo: è importante pensare alla sostenibilità come a un processo di continuo miglioramento. Definendo un materiale come “sostenibile”, quali aspetti stiamo considerando e quali invece escludendo dalla nostra valutazione? Ricordiamoci che ogni fase del processo produttivo e di consumo ha un impatto concreto in termini ambientali.

Evitiamo, quindi, di distinguere nettamente tra “sostenibile” o “non sostenibile”, perché questo potrebbe frenare le tante possibilità di miglioramento. Se davvero vogliamo contrastare il cambiamento climatico, è importante avere consapevolezza della complessità della sostenibilità.



Fonti:


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