Nel 2019 l’e-commerce è cresciuto del 17%, il delivery ha raddoppiato il suo fatturato e anche l’industria dei beni di consumo in generale è in crescita: in quanto denominatore comune tra i tre, anche l’utilizzo dei packaging è notevolmente aumentato. Sono moltissime però le aziende che, in risposta a questo trend, scelgono per il packaging dei propri prodotti soluzioni sempre più sostenibili e con un minore impatto ambientale.
Per i consumatori, la sostenibilità del packaging è un fattore rilevante: secondo dati dell'indagine Nomisma dell'Osservatorio Packaging del Largo Consumo, 6 consumatori su 10 sono disposti a cambiare le proprie abitudini d’acquisto a favore di una scelta più sostenibile. Inoltre, il 48% dei consumatori non acquista prodotti con imballaggi in eccesso, mentre il 22% dichiara di aver già ridotto l’acquisto di packaging in plastica (ben il 23% di aver aumentato l’acquisto di prodotti sfusi). Il packaging green è quindi un vantaggio anche in ottica competitiva: per il brand costituisce un elemento di differenziazione e riconoscimento agli occhi dei consumatori. Il 41% non è però disposto a pagare di più: la sfida sta quindi nel trovare soluzioni sostenibili ad un prezzo altrettanto sostenibile per chi acquista.
Del movimento zero-waste la lotta più conosciuta è quella alla plastica. La scelta di ridurre l’uso di plastica monouso è trasversale a diversi soggetti: se da una parte i supermercati stanno riducendo l’uso di imballaggi dei prodotti freschi alimentari, dall’altra anche molte aziende si sono attivate per trovare alternative plastic-free.
Un primo esempio è costituito dalle imprese che propongono borracce termiche. Tra queste vi è, per esempio, 24bottles, una startup italiana impegnata non solo nella produzione di borracce, ma anche in progetti di compensazione delle emissioni e riforestazione. Ha proposto invece un’idea innovativa in sostituzione di packaging superflui Apepak, che produce involucri di cera d’api per conservare gli alimenti: 100% ecologici e sostenibili, per oltre un anno consentono un notevole risparmio di pellicola. La startup IUV ha creato Columbus’ Egg, un rivestimento edibile in pellicola che deriva da scarti alimentari. Biocosì utilizza invece le acque reflue della filiera casearia per produrre bioplastica destinata ad imballaggi e packaging biodegradabili e compostabili.
Anche aziende molto note si muovono verso scelte più sostenibili: JustEat, per esempio, ha recentemente rivoluzionato i materiali usati per il proprio servizio di delivery. I contenitori alimentari vengono realizzati in bagassa, un materiale proveniente dagli scarti di produzione dello zucchero di canna e certificati con l'idoneità per alimenti Food Save. Ferrero invece si è posta l’obiettivo di realizzare packaging 100% green entro il 2025, segno di come ora anche i colossi rivolgano ormai uno sguardo attento in termini di CSR anche alla sostenibilità del packaging.
In futuro quindi la sfida sarà quella di comunicare (e dimostrare) al consumatore l’impegno della sostenibilità, per renderlo un fattore strategico.
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