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Intervista a Eleonora D'Alessandri, Responsabile Comunicazione & Marketing e CSR Manager di CDA

CDA (Cattelan Distributori Automatici) è un’azienda di Talmassons (UD), fondata da Ambrogio Cattelan nel 1976, che si occupa di distributori automatici: 70 persone, 5.000 distributori, 2.500 clienti attivi localizzati soprattutto nel Nordest dell’Italia di cui 650 riforniti quotidianamente, oltre 6.000 chilogrammi di caffè al mese. Da oltre 40 anni l’azienda opera nel vending con una forte spinta alla ricerca e all'innovazione sul fronte del design e della tecnologia delle macchine, privilegiando la partnership con imprese produttrici del settore alimentare e non solo, investendo sulla formazione del personale e con uno spiccato orientamento alla green philosophy e alle soluzioni per il benessere della persona. La filosofia aziendale di CDA trova slancio a partire da un pensiero condiviso da tutto lo staff: creare un rapporto continuativo e di fiducia con il cliente. CDA nel 2020 ha adottato lo status di Società Benefit.


Partiamo da una domanda magari banale ma allo stesso tempo fondamentale: cosa significa per voi essere una società benefit?


Diventare società benefit per noi ha significato raggiungere una tappa fondamentale del nostro percorso di sostenibilità. Di fatto questo impegno ha rafforzato lo sviluppo del nostro modello di business sostenibile, integrando il nostro statuto con obiettivi di beneficio verso le persone, l’ambiente e il territorio. Noi di CDA crediamo fermamente che le imprese, anche se di piccole dimensioni, abbiano un rapporto di stretta interdipendenza con la comunità locale. Proprio perché, se da un lato offrono posti di lavoro e forniscono contributi economici, dall’altro dipendono dalla qualità della vita, dalla stabilità e dal livello di sviluppo delle comunità in cui operano. Per questo motivo crediamo da sempre che, nell’ambito di un proficuo scambio “energetico”, si possa e si debba restituire al territorio parte di quel valore che ha visto le aziende nascere e prosperare. Per questo si parla sempre più spesso di “cittadinanza di impresa”, intesa come l’insieme delle relazioni e delle iniziative promosse volontariamente dall’impresa sul territorio in cui opera.


Quali sono state le motivazioni principali alla base della scelta di diventare società benefit?


L’adozione dello status di “Società Benefit” è stata fortemente voluta dall’azienda per rendere ancora più espliciti i principi di sostenibilità economica, sociale e ambientale che la guidano da ormai oltre un decennio nel fare impresa. CDA da diversi anni, infatti, si pone come obiettivo il miglioramento della vita di tutti i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti nell’attività aziendale, creando valore nelle relazioni con collaboratori, clienti e fornitori, nel rispetto dell’ambiente.


Nel concreto, cosa è cambiato? Potreste fornirci alcuni esempi di best practices che sono state implementate all’interno della vostra realtà?


Da un lato abbiamo continuato a perseguire i nostri obiettivi e a portare avanti il nostro modello di business, dall’altro abbiamo sicuramente cambiato l’approccio, poiché questa scelta ci ha visti crescere e affrontare la sostenibilità in modo più maturo, consapevole e organizzato. Sono tre gli ambiti di intervento inseriti nello statuto sui quali l’azienda intende focalizzarsi, specificati in oltre sei obiettivi di beneficio da raggiungere. Riguardano il supporto al territorio del Friuli Venezia Giulia in termini di sostegno alle associazioni, enti e organizzazioni locali; la tutela dell’ambiente attraverso l’uso e la promozione di fonti di energia rinnovabili; la riduzione dei rifiuti e dello scarto alimentare; la crescita professionale e personale dei propri collaboratori; l’incentivo − attraverso anche i prodotti dei propri distributori − ad un corretto e sano stile di vita, promuovendo prodotti salutari e soprattutto locali o a km zero.


Quali sono stati i principali benefici riscontrati in questo cambiamento?


Certamente l’organizzazione delle attività e la condivisione delle stesse con tutti gli stakeholder. Il periodo storico ci ha costretti a fare delle scelte e a perseguire in maniera metodica ed efficace quelli che sono i risultati della nostra matrice di materialità. Grazie a questa attività, siamo riusciti a portare avanti tutti i progetti più importanti, mantenendo la sostenibilità economica.


CDA a lavoro: la fase di scarico dei prodotti

Come si è svolto il processo di trasformazione? Avete incontrato difficoltà?


Il processo è stato più che altro un percorso ed è stato abbastanza naturale, viste le esperienze che avevamo accumulato nel tempo. Avendo una persona con un ruolo di CSR Manager è stato tutto abbastanza semplice. Diciamo che la parte difficile è conciliare l’attività quotidiana con gli obiettivi di beneficio comune che, di questi tempi, a volte ci mettono a dura prova.


Cosa suggerireste ad altre realtà imprenditoriali che vorrebbero diventare Società Benefit?


Di iniziare un percorso per poi arrivare allo status di Società Benefit. Perché, se fatto in maniera coerente e strutturato, questo processo genera diversi impegni, sia per la proprietà, che per il top management che per la popolazione aziendale, che deve essere pronta a fare un passo del genere per non cadere nel rischio del greenwashing.



Intervista tratta dall'eBook "Dialogo con le Società Benefit. 12 interviste tra sfide o opportunità", per leggere tutte le altre esperienze raccolte nell'eBook clicca qui.

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