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ESRS: quali sono le tematiche ambientali considerate dai nuovi standard europei della sostenibilità?

Gli ESRS, European Sustainability Reporting Standards, rappresentano un'importante iniziativa dell'Unione Europea per migliorare la trasparenza e la responsabilità delle aziende in materia di sostenibilità. I nuovi standard di rendicontazione europea presentano due standard generali (ESRS 1 ed ESRS 2), cinque standard attinenti all’Environmental, quattro al Social e uno alla Governance. Ci soffermeremo alla variabile ambientale che assume un ruolo di rilievo, in quanto si concentra sulla gestione e riduzione degli impatti ambientali, ad esempio delle emissioni GHG, delle attività aziendali.


Il primo standard di riferimento (E1[1]) riguarda il cambiamento climatico. L'obiettivo in particolare è capire come l’impresa influisca sul cambiamento climatico, in termini di impatti reali e potenziali, positivi e negativi. Ma non solo. La disclosure consentirà di poter comprendere gli sforzi profusi rispetto agli Accordi di Parigi e il limite del riscaldamento a 1,5°. Al tempo stesso, la reportistica dell’E1 dovrà consentire la lettura di piani, azioni e risultati. Nondimeno la natura e l'entità dei rischi e delle opportunità materiali dell'impresa derivanti dagli impatti e dalle dipendenze dell'impresa dai cambiamenti climatici e infine gli impatti finanziari sull'impresa nel breve, medio e lungo termine derivanti dai rischi e dalle opportunità degli impatti dell'impresa dai cambiamenti climatici. Tra i punti cardine dell’informativa richiesta dall’E1 vi è la rendicontazione delle emissioni di Scope 1, 2 e 3 e dell’intensità emissiva di CO2, ma altresì i progetti di mitigazione e compensazione attuati tramite l’acquisto di crediti di carbonio.


L’E2[2] propone la disclosure relativa all’inquinamento. L’informativa E2 deve rispondere alla comprensione delle modalità con cui l'impresa influisca sull'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo. Anche per quest’area deve consentire al lettore del report di sostenibilità di intercettare le azioni intraprese, i risultati, la pianificazione e la capacità dell’impresa di adattare la propria strategia e il proprio modello di business in linea con la transizione verso un'economia mirata alla prevenzione, al controllo e all’eliminazione dell'inquinamento. In termini di misurabilità si parla della disclosure delle c.d. “sostanze preoccupanti e di estrema preoccupazione” (E2-5 Substances of concern and substances of very high concern).


L’ESRS E3[3] include le modalità di rendicontazione degli impatti delle imprese sull’acqua e sulle risorse marine. Tra gli indicatori di performance dell’area si citano il consumo d’acqua e il riutilizzo. Non mancano i riferimenti alle direttive sulla Blue Economy e agli SDGs sul tema.


L’ESRS E4[4] indica la rendicontazione dell’impatto sulla biodiversità e sugli ecosistemi. Tra le sei aree dell’E4 non mancano anche qui obiettivi ed impatti finanziari. In termini di misurabilità, occorre indicare specifiche grandezze d’impatto, qualora l’impresa avesse siti all’interno o in prossimità di aree sensibili. Indicabili, inoltre, le superfici ricreate (ambienti in cui vengono attuate iniziative di gestione in modo da creare un habitat in un sito in cui inizialmente non esisteva) e i progetti/siti la cui integrità ecologica è stata migliorata.


L’ESRS E5[5], infine, riguarda l’utilizzo delle risorse e l’Economia Circolare. Lo standard include il reporting sulla gestione dei rifiuti e il tasso di impiego nei processi e prodotti aziendali di materiale riutilizzato, variabile importante e ad oggi assente nelle disclosure aziendali.


Se dovessimo sintetizzare l’obiettivo primario dello standard ambientale, sicuramente quello di promuovere la trasparenza ma anche la consapevolezza sulle esternalità ambientali, permettendo agli stakeholder di valutare l'impatto delle loro operazioni e all’impresa di contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'UE per la sostenibilità e il cambiamento climatico.

 


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