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Quality Education: è sufficiente parlare solo di scuola?

RIFLESSIONI PER UNA INTEGRAZIONE DEL GOAL 4

La scuola è la più importante istituzione sociale a cui bambini e ragazzi si approcciano a partire dai primi anni di vita. Se la famiglia costituisce il contesto privilegiato all’interno del quale si apprendono e sperimentano le prime abilità e competenze personali, la scuola è il luogo nel quale allacciare le prime relazioni, con i pari e con gli adulti di riferimento, e in cui porre le basi per le competenze sociali e comunicativo-relazionali che caratterizzano la nostra vita adulta.

Tutto questo è parte essenziale nel processo di crescita di ogni individuo e sarebbe di fatto lesivo per la società intera negare alla scuola questo importante compito di formazione ed educazione dei giovani.


Non stupisce, dunque, che Agenda 2030 abbia dedicato uno dei 17 SDGs proprio alla Quality Education, all’Istruzione di Qualità. Il Goal 4 si prefigge di garantire a tutti i bambini e ragazzi le medesime opportunità ed esperienze formative - senza distinzioni di genere, età, provenienza, condizioni economico-sociali, culturali e religiose - riconoscendo nella scuola uno dei contesti primari per il raggiungimento della dignità personale e sociale che non dovrebbe mai essere negata. I processi di formazione ed educazione sono in tal modo riconosciuti come diritti inviolabili ed altresì indispensabili per la piena realizzazione di ogni uomo e donna. Tuttavia, essendo pienamente incentrato sul sistema scolastico e sul percorso di istruzione formale, credo si possa affermare che il Goal 4 sia carente rispetto ad alcuni punti che prevedono l’equilibrata e piena realizzazione dell’uomo, che nella gran parte dei casi si ottiene nei cosiddetti contesti dell’educazione informale e non formale, ovvero tutti i luoghi e gli spazi di crescita diversi dall’aula scolastica.

Quality Education non può voler dire solo Istruzione di qualità, dovrebbe voler dire anche Educazione di qualità. In Italia operano numerosi Educatori con titoli, competenze e passione per il proprio lavoro, molto spesso però lavorano in contesti poco tutelati, marginalmente definiti a livello legislativo, il più delle volte limitati o costretti a farsi strada tra adempimenti burocratici e finanze più che contenute.

Si investe poco per la scuola, ancor meno per i servizi educativi. Di questo non ne giovano di certo gli utenti, costretti a trovare aiuto in spazi sempre meno adatti a dare supporto e possibilità di riscatto.

Allora Agenda 2030 dovrebbe essere pioniera anche di questo, di una sempre maggiore attenzione verso l’educativo, perché un bambino non vive la sua infanzia solo all’interno delle mura scolastiche, un giovane non si approccia alla vita solo grazie all’università, un adulto che ha terminato gli studi non può essere lasciato privo di ogni opportunità di crescita continua (si pensi all’importantissima ma spesso dimenticata concezione del LifeLong Learning).

Diventa così necessaria una integrazione del Goal 4: non è sufficiente parlare solo di scuola, occorre dare parola anche all’educativo, a chi si spende per la crescita e lo sviluppo di ogni individuo a partire dalla sua quotidianità, perché per diventare uomini e donne realizzati non basta la sola cultura, sono necessarie opportunità, accompagnamento, cura, tutela ed esperienze di valore. E tutto questo la scuola, da sola, non può offrirlo.


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