Il boom di donazioni registrate durante la pandemia riflette una buona abitudine degli italiani o è un caso sporadico?
“In Italia la solidarietà è più contagiosa del virus!”
Questo è quello che si leggeva sui giornali durante il lockdown.
Ma è sempre stato così? Gli italiani sono davvero generosi o si uniscono solo davanti al nemico?
In Italia le donazioni legate all’emergenza Coronavirus hanno raggiunto complessivamente quota 1 miliardo [1] di euro (dati ConsumerLab), tra raccolte fondi pubbliche e private, crowdfunding, iniziative di beneficenza, elargizioni da parte di fondazioni. Grandi protagonisti i cittadini. Marginali invece le imprese: meno di una azienda su 3 si è attivata con iniziative di solidarietà.
La situazione di emergenza legata alla pandemia da coronavirus ha riportato in auge il detto “l’unione fa la forza”. Tutti gli italiani hanno deciso di agire, di essere parte della soluzione e di donare.
Un atteggiamento positivo e lodevole che sembra però discostarsi dalla tradizione del passato fotografata dal World Giving Index.
La Charities Aid Foundation (CAF), associazione inglese attiva da 45 anni, stila ogni anno il World Giving Index, che valuta la maggior parte dei paesi del mondo attraverso tre misure: aiutare uno straniero, donare denaro e fare volontariato, tramite una serie di interviste condotte in tutto il mondo.
Il CAF World Giving Index 2018 si basa sui dati raccolti su un periodo di cinque anni (2013-2017). Include i risultati di 146 paesi raccolti durante il 2017.
Ogni paese è classificato secondo tre comportamenti di donazione aiutare uno sconosciuto, donare denaro, tempo dedicato al volontariato.
Dall’ultimo indice pubblicato emerge che l’Europa è il continente con il più basso tasso di persone che dichiarano di aver aiutato uno sconosciuto nell’ultimo mese (lo ha fatto il 44%) e anche di volontariato (19%), mentre siamo più propensi a donare denaro (37%).
L’ Italia è l’ultimo paese dell’Europa centrale, tranne la Francia che dona meno di noi.
Otteniamo risultati ancora peggiori a livello europeo nell’ambito del tempo donato attraverso il volontariato. Il 17% degli italiani ha esercitato una qualche attività gratuita nell’ultimo mese, almeno 10 punti percentuali in meno di tedeschi, inglesi, spagnoli, olandesi e francesi. Già, su questo la Francia ci sorpassa di molto.
E le aziende? Quante investono in responsabilità sociale d’impresa?
Il IX Rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia dell’Osservatorio Socialialis, realizzata dall’Istituto Ixè, riporta che il 37% delle imprese italiane intervistate hanno ridotto o annullato il budget per la CSR inizialmente stanziato nel 2020, a causa della crisi economica dovuta al Covid-19.
Viceversa esiste un 18% di imprese che non aveva previsto un budget ma, a seguito dell’emergenza sanitaria, ha deciso di stanziarne uno, con un investimento medio di 153mila euro.
Ad oggi i dati suggeriscono che, anche se nel 2020 le imprese che investiranno in CSR e sostenibilità potrebbero crescere fino ad un massimo del 95% del totale, il budget medio da loro stanziato dovrebbe diminuire.
Inoltre 8 imprese su 10 ipotizzano che nel prossimo futuro la CSR sarà inquadrata nel modello di business della propria impresa.
Le aziende di questo parere si collocano maggiormente nel nord Italia e nei settori manifatturiero, finanza, farmaceutica e telecomunicazioni.
La figura del responsabile CSR diventa sempre più presente e richiesta dalle aziende: il 70% delle imprese intervistate afferma di avere in organico una funzione, un responsabile incaricato di seguire le attività di CSR e sostenibilità. Una figura ancora più frequente tra le aziende con il fatturato di oltre 25 milioni.
A giudicare dai dati possiamo dedurre che la propensione a donare in Italia sia sensibilmente aumentata.
Il periodo della pandemia da Covid, che purtroppo non può ancora definirsi terminato, potrebbe lasciarci in eredità la scoperta del piacere di condividere le risorse, aiutarci a vicenda, sostenerci, cittadini con cittadini, imprese con cittadini, imprese con enti non profit.
Chissà se donare diventerà una buona abitudine e l’Italia potrà scalare la classifica del World Giving Index ed essere conosciuta a tutti anche per la generosità dei suoi cittadini.
[1] Adnkronos, 2020. Covid, donazioni in Italia a quota 1 miliardo di euro. 16/06/2020.
Link disponibile qui.
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