Intervista a Laura Montagna, Project Manager Big Bloom Francia e Lead Big Bloom Italia
Big Bloom è un progetto nato in Francia nel 2018 con l’obiettivo di mettere l’intelligenza collettiva al servizio dell’innovazione sociale, combinando il mondo del volontariato con quello della formazione professionale e offrendo un modello innovativo di apprendimento e impatto sociale. Ideata da esperti in intelligenza collettiva e responsabilità sociale d’impresa, Big Bloom è nota soprattutto per i suoi hackathon solidali: workshop collaborativi in cui partecipanti con background e competenze diversificati lavorano in squadre miste per sviluppare soluzioni concrete e affrontare sfide strategiche, proposte da organizzazioni non profit o legate a tematiche interne alle aziende.

Gli hackathon solidali sono il cuore pulsante di Big Bloom: come nasce l’idea di unire creatività e solidarietà in questi eventi? E cosa rende così unico il metodo dell’intelligenza collettiva che utilizzate?
Fin dall’inizio, Big Bloom ha ricevuto il sostegno di Air Liquide, BNP Paribas, La Poste, L’Oréal e del Ministero della Transizione Ecologica e Solidale francese. Le aziende, infatti, avvertivano l’esigenza di integrare nei programmi di sviluppo dei talenti delle formazioni mirate a preparare i leader del futuro, puntando sullo sviluppo di competenze chiave come l’empatia e l’engagement. Queste qualità sono diventate essenziali per affrontare le grandi sfide sociali e climatiche del nostro tempo.
I giovani sono spesso protagonisti dei vostri hackathon. Quali qualità o idee sorprendenti riescono a portare sul tavolo durante queste esperienze? C’è un episodio che ti ha colpito particolarmente?
Nei progetti che organizziamo, cerchiamo sempre di riservare dei posti per i giovani, consapevoli del valore che possono portare. L’intelligenza collettiva, infatti, permette a gruppi di persone di lavorare insieme in modo orizzontale, senza gerarchie. Questo crea una splendida opportunità per i giovani: possono confrontarsi e collaborare con dipendenti di aziende, sviluppando soft skills fondamentali come la comunicazione, la creatività e la leadership in un ambiente accogliente e positivo. Per le aziende, i giovani sono una risorsa preziosa in questi progetti, perché portano competenze e prospettive fresche, spesso molto distanti dalle logiche aziendali tradizionali.
Un episodio che mi ha colpito particolarmente è avvenuto durante un hackathon organizzato per un programma dedicato ai talenti. Il team doveva ideare un progetto per promuovere un’associazione che offre corsi di eloquenza ai giovani di Marsiglia. Grazie al contributo di una giovane partecipante, la squadra ha ideato una campagna di comunicazione umoristica, basata sull’uso del gergo tipico dei giovani marsigliesi. Il progetto emerso sarà implementato prossimamente! È un esempio perfetto di sinergia e intelligenza collettiva, che ha unito l’esperienza dei professionisti con la freschezza e l’originalità delle nuove generazioni.
Vorrei citare anche un progetto realizzato in Italia, in occasione dell’11° Giro d’Italia della CSR dove abbiamo coinvolto giovani universitari per sviluppare soluzioni innovative a beneficio delle PMI italiane nel campo dell’economia circolare. Le proposte elaborate si sono distinte per la loro concretezza e originalità, combinando strumenti digitali e social network con l’entusiasmo e il desiderio di trasformare il mondo, tipico delle nuove generazioni.

Dopo aver partecipato alle vostre attività, come descrivono i giovani questa esperienza? Ci sono feedback o storie che vi hanno emozionato o ispirato?
Abbiamo raccolto tantissime storie emozionanti! I giovani, così come tutti i partecipanti, descrivono le nostre attività come esperienze stimolanti, formative e gratificanti. Spesso esprimono orgoglio per aver contribuito in modo concreto a progetti sociali. Tra i momenti più significativi, ricordo un progetto organizzato in Francia nell’ambito di un programma promosso dal Ministero del Lavoro francese. I giovani partecipanti provenivano da associazioni che si occupano di ragazzi in difficoltà o residenti in aree rurali. Le squadre vincitrici hanno avuto l’opportunità di presentare le loro soluzioni direttamente a Elisabeth Borne, allora Ministra del Lavoro, in una sala prestigiosa del Ministero.
L’emozione e l’orgoglio sui loro volti sono stati davvero indimenticabili. Un altro esempio significativo è stato un grande hackathon interaziendale che abbiamo organizzato in modalità remota, coinvolgendo giovani in cerca di opportunità lavorative e stage. Tra i partecipanti della mia squadra, che facilitavo, c’era un giovane con mobilità ridotta che ha potuto partecipare senza alcuna difficoltà e senza che la sua disabilità fosse nota.
Questo ragazzo, con il suo entusiasmo e talento, ha successivamente continuato a prendere parte ad altri hackathon e ha dato un contributo fondamentale all’incubazione di un progetto a sostegno di un’associazione che aiuta giovani studenti con disabilità. Grazie al suo apporto, il progetto è diventato ancora più concreto ed è stato implementato con successo. Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano come i giovani riescano a trarre il massimo da queste esperienze, trasformandole in opportunità di crescita e impatto positivo sulla società.

A volte i progetti realizzati negli hackathon si trasformano in iniziative che migliorano concretamente la vita dei giovani. Hai un esempio che racconti bene l’impatto positivo di queste attività?
Un esempio illuminante che ho coordinato è il progetto “Hand Route vers ton Avenir”1 , nato da un hackathon organizzato dall’associazione Tremplin Handicap. Durante l’hackathon, giovani e collaboratori aziendali hanno lavorato insieme per sviluppare un programma settimanale rivolto a giovani con disabilità. Nella fase di incubazione, il team ha identificato aziende partner disposte a offrire opportunità di stage e ha progettato attività strutturate per aiutare i partecipanti a sviluppare soft skills come la comunicazione e la gestione del tempo.
Questo approccio collaborativo ha trasformato un’idea in un percorso concreto, favorendo non solo l’inserimento lavorativo, ma anche l’empowerment dei giovani, dimostrando come l’intelligenza collettiva possa generare un impatto tangibile e inclusivo sul territorio.

Intervista tratta dall'eBook "Il valore dei giovani: quando le organizzazioni credono nelle nuove generazioni", per leggere tutte le altre esperienze raccolte nell'eBook clicca qui
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