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  • yle14mi

Green bond e cultura della finanza sostenibile

L'obiettivo di questo articolo non è entrare nel merito di “green bond sospetti” né dei dati sul boom degli ultimi 12 anni, ma riflettere su una recente novità sul tema. Partiamo dall’inizio.

A marzo 2018 la Commissione europea ha pubblicato il “Piano d'azione per Finanziare la Crescita Sostenibile”, documento di riferimento per connettere maggiormente il mondo della finanza a quello della sostenibilità. Tre mesi dopo è nato il Technical Expert Group (TEG) con l’obiettivo di sviluppare al meglio quattro aree d’intervento, tra le quali i green bond. A distanza di un anno dalla pubblicazione del Piano, è uscita la relazione intermedia sugli “EU Green Bond Standard”, che è stata accolta piuttosto positivamente dalla larga parte dei soggetti che hanno inviato un feedback.



Tutto ciò potrebbe – lecitamente – far pensare che la strada ormai sia in discesa in tema di riconoscimento normativo rispetto ai “Green Bond Principles” di giugno 2018 (come dice la parola stessa, sono “solo” princìpi). E invece il lodevole documento in questione, va premesso, rimane una lettura approfondita per pochi, oltre ad essere anch’esso di applicazione volontaria. Sebbene sia in grado di definire i nuovi tasselli sulle obbligazioni verdi e contenga raccomandazioni finalmente efficaci, scaturisce sin dal primo capitolo la sensazione di un’informativa destinata a privilegiati ovvero esperti che già trattano la materia per ragioni lavorative, laddove dovrebbero invece aiutare il consumatore finale ad essere più consapevole del valore etico della propria scelta di investimento senza doversi affidare “al buio” al proprio gestore o consulente. A tal proposito, va sottolineata la novità di tutela nei confronti dell’investitore, il quale potrà verificare la certificazione del framework dei green bond, inclusi gli obiettivi. Chi si occupa di sostenibilità aspettava questo Report da tempo per vedere maggior dignità data ad un prodotto che auspichiamo raccolga sempre più consenso nei pacchetti degli investitori. Non deve restare un’utopia l’idea che tali principi di soft law, se così possiamo chiamare gli Standard, rappresentino un’ulteriore spinta alla divulgazione dell’educazione finanziaria, in direzione sempre più green…


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