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Stakeholder engagement: uno strumento strategico





Lo stakeholder engagement rappresenta uno strumento divenuto ormai indispensabile per definire il ruolo dell’impresa all’interno della società e in un contesto competitivo che diviene via via più complesso e multi-stakeholder.

La domanda di partecipazione alla “vita” dell’organizzazione è frutto della deverticalizzazione delle interazioni tra impresa e stakeholder i quali, anche grazie ai social network, sono alla costante ricerca di un contatto e una relazione che prescinde da un ipotetico interesse economico nei confronti dell’ente. Stiamo vivendo l’evoluzione pratica di quanto fotografato da Freeman e dalla sua teoria degli stakeholder[1]. Coinvolgere i portatori di interesse significa migliorare anche la reputazione dell’impresa mediante una relazione bilaterale che si misura, quindi, non solo con il soddisfacimento economico degli azionisti ma anche con la capacità di agire responsabilmente, con trasparenza e proattività, nei confronti dei diversi gruppi sociali che reclamano il diritto di essere informati, consultati, idealmente resi partecipi nei processi decisionali.

Le organizzazioni devono quindi considerare un’ampissima platea di soggetti al fine di generare benessere in modo responsabile mediante la condivisione del valore e la partecipazione; strumenti ormai imprescindibili nella “cassetta degli attrezzi” della strategia aziendale.

La CSR dell’impresa passa anche da qui, dalla necessità di rispondere alle nuove sfide integrando più attori all’interno del processo decisionale. Questo quadro è stato fatto proprio anche dal legislatore europeo attraverso la Direttiva 2014/95/UE, che regola la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario con l’obiettivo di aumentare la trasparenza e la fiducia degli investitori e degli stakeholder in generale.

In Italia l’attenzione alla CSR mediante il coinvolgimento degli stakeholder presenta numeri interessanti che sono stati accuratamente misurati da importanti studi. Una ricerca ALTIS (Alta Scuola Impresa e Società)[2] evidenzia che il 19% delle imprese ha scelto lo stakeholder engagement tra le azioni in tema di integrazione della sostenibilità. Secondo il report EY Seize the change. Integrare la sostenibilità nel core business”[3], il 53% delle aziende rendiconta le proprie performance sociali e ambientali e, nel 74% dei casi, sono coinvolti anche gli stakeholder. In questo rapporto viene altresì messo in evidenza come le aziende italiane abbiano tratto benefici tangibili dalle iniziative di integrazione della sostenibilità e quasi nessuna ha riferito di non averne ottenuti.

Credo che lo strumento dello stakeholder-engagement possa essere una risorsa importantissima non solo per i privati, ma anche per il pubblico. Con questa affermazione faccio riferimento alla necessità di un percorso partecipato, divenuto quasi imprescindibile, che conduca alla comprensione della strategicità e dell’utilità di quelle che vengono definite “grandi opere”. Intervenire in questo senso aiuterebbe a trovare il trade-off tra la realizzazione dell’infrastruttura e il rischio di un “conflitto” quasi irrisolvibile. Siamo sicuri che, con un corretto utilizzo dello stakeholder engagement, ci saremmo comunque trovati davanti ai duri scontri in Val Susa e al successivo stallo della Torino-Lione?

Lo S.E. è sostenibilità, crescita della reputazione ma anche riduzione della conflittualità.


[1] Freeman, R. Edward (1984). Strategic Management: a stakeholder approach. Boston: Pitman.

[2] Fonte: “Quando il fatturato non basta”, ALTIS, 2016

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