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CSR e tutela dei diritti dell'infanzia - Quanto siamo consapevoli?

Quando si parla di Responsabilità Sociale d’Impresa, molto spesso i diritti dei più piccoli vengono messi in secondo piano. Certo, un’impresa socialmente responsabile porta grande attenzione a quelli che sono i temi ambientali e sociali, ma nello specifico dei bambini come si comporta? È abbastanza parlare semplicemente di diritti umani?

I bambini e gli adolescenti sotto i 18 anni di età rappresentano circa un terzo della popolazione mondiale, è inevitabile che le aziende, piccole o grandi che siano, interagiscano e abbiano un impatto, diretto o indiretto, nella loro vita.

I dibattiti sul legame tra diritti dell’infanzia e aziende sono spesso focalizzati sul tema dello sfruttamento del lavoro minorile, ma l’impatto che le aziende hanno nei confronti dei bambini è molto più ampio e si esplica nel luogo di lavoro, nel mercato e nella comunità sociale, attraverso per esempio:

  • i salari dei genitori o di chi se ne prende cura, i loro contratti di lavoro e la loro salute lavorativa;

  • la corruzione o la mancanza di servizi sociali;

  • le campagne pubblicitarie e di marketing che influenzano i valori, gli stili di vita e la salute di bambini e ragazzi.

L’UNICEF definisce la CSR come un insieme di azioni volte a cambiare positivamente pratiche e comportamenti aziendali che, direttamente o indirettamente, coinvolgono bambini e ragazzi, in collaborazione con tutti gli stakeholder interessati (imprese, governo, società civile, bambini e giovani, famiglie, associazioni). [1] Le aziende che integrano il rispetto dei bambini all’interno del proprio core business generano reali benefici: azioni di successo nella promozione dei diritti rafforzano la reputazione aziendale e diminuiscono il risk management garantendo un supporto dalle persone che vivono e lavorano dove l’azienda opera. Per questo motivo UNICEF ha rilasciato una serie di strumenti che forniscono una guida pratica su come integrare le considerazioni sui diritti dei bambini in processi più ampi di gestione del rischio. Questi strumenti (impact assessment) spiegano in un linguaggio semplice cosa significano i diritti dei bambini per le imprese e come le aziende possono rispettare e sostenere questi diritti nelle loro decisioni, attività e relazioni. [2]

Il riferimento costante dell’UNICEF per orientare la propria azione è la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Convention on the Rights of the Child - CRC), approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall'Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176. Dal 1989, la Convenzione è divenuta il trattato in materia di diritti umani con il più alto numero di ratifiche: oggi sono 196 gli Stati che si sono vincolati giuridicamente al rispetto dei diritti in essa riconosciuti. [2] Nel 2012 UNICEF, UN Global Compact e Save the Children hanno lanciato i Children Rights and Business Principles (CRBPs), linee guida, costituite da 10 Principi, che contribuiscono a definire gli standard delle aziende all’interno delle proprie attività in termini di rispetto dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. [3]


Rispettare e supportare i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza non significa solo migliorare la reputazione aziendale ma anche investire a lungo termine in una società sostenibile dove i diritti umani si realizzino a pieno e promuovere una società sana e ben istruita, dove i bambini di oggi possano diventare consumatori responsabili, lavoratori e leader di domani. Di Veronica Pucci

Fonti:



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