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CSRnative

Intervista a Sergio Vazzoler, Partner Amapola

Amapola è una agenzia di comunicazione specializzata in sostenibilità. Fin dalla sua fondazione – avvenuta nel 2009 – si è dedicata a progetti di sostenibilità e CSR, accompagnando le organizzazioni nella strategia e nella riorganizzazione interna verso modelli più responsabili.

Logo Amapola

Da oltre 10 anni Amapola è presente sul mercato e nel 2021 è diventata Società Benefit: come si è svolto questo percorso?


Per noi diventare benefit ha significato mettere nero su bianco un impegno di lunga data, un passaggio che non è di sola forma: cambia lo statuto, cambiano alcuni aspetti di governance e diventa obbligatoria l’attività di rendicontazione. Seguire un nuovo modello di business è una scelta in cui ci riconosciamo tutte e tutti ed è per questo che abbiamo coinvolto tutte le persone di agenzia.

Abbiamo anche compiuto un passo in più, nominando il nostro Consiglio d’Impatto, e scrivendolo nel nostro statuto. Una scelta in rottura rispetto allo status quo perché crediamo con forza a un bilanciamento della governance.


Le Società Benefit devono redigere un report di impatto. Quali sono le principali differenze tra un report di sostenibilità e uno d’impatto?


Se il report di sostenibilità è un rendiconto di tutti gli indicatori sociali, ambientali e di governance, il report d’impatto richiede un passo in più: provare a riflettere sulla propria ragion d’essere e interrogarsi sul cambiamento che si vuole generare o che si è generato attraverso il proprio agire d’impresa. Nel report di impatto è più marcata la responsabilità sociale. Sei costretto a farti più domande su chi sei, cosa fai e nei confronti di chi. In qualche modo il report d’impatto rappresenta un processo di analisi critica che ti aiuta a capire cosa stai seminando e cosa (e chi) stai trascurando.


Quali sono le attività più difficili da implementare per diventare società Benefit e come avete risolto eventuali problematiche?


Come sempre, sono i processi interni e l’organizzazione le parti più ostiche. Non basta “fare” progetti su progetti: va implementato un metodo lavorativo che parta da una strategia definita, passi attraverso le attività di comunicazione e coinvolgimento interno e arrivi infine alla rendicontazione. Tenere traccia di tutti i passaggi, se non lo si è mai fatto prima, non è semplice.


A seguito dell’ascesa dei social media quali sono i principali trend che avete notato in termini di comunicazione del vostro impatto e quali sono state le risposte dei vostri stakeholder?


I social media sono uno strumento fondamentale per le attività di sensibilizzazione e diffusione culturale. È sempre più difficile però emergere dal rumore di fondo che si è creato intorno alla sostenibilità: se tutto è sostenibile, niente lo è più. Per noi è importante curare e nutrire le nostre relazioni: essere onesti, trasparenti e raccontarsi senza filtri per entrare davvero in connessione con le persone, ascoltandone e recependone feedback, domande, curiosità, dubbi.

La nostra strategia di comunicazione è in parte cambiata, perché abbiamo voluto “metterci la faccia”, raccontando le persone di agenzia e mantenendo, allo stesso tempo, alcuni capisaldi come le attività di diffusione culturale.


Amapola non ha scelto un singolo responsabile d’Impatto, ma ha istituito un intero Consiglio. Quali sono le responsabilità principali di questo organo e dei suoi membri, e quali sono state le attività implementate nel 2022?


Il Consiglio Amapola, guidato da Micol Burighel, Beatrice Coni ed Elisa De Bonis (età media 29 anni) ha il polso del nostro beneficio comune: individua i progetti per ogni obiettivo che ci siamo dati, esplora nuove possibilità, immagina – soprattutto – quello che potremo fare domani.


In foto: Beatrice Coni, Elisa De Bonis e Micol Burighel

E poi fa da ponte con tutto il resto dell’agenzia, passando prima dal Consiglio Direttivo e coinvolgendo poi colleghe e colleghi nelle attività benefit. Nessuno è arruolato, siamo tutti volontari. Infine, è sempre compito del Consiglio – interfacciandosi con il resto del team – redigere il Report d’Impatto che racconta ogni anno il nostro impegno, gli obiettivi raggiunti e sì, anche quelli mancati. Per il 2022 sono state tante le attività portate avanti: formazione nelle scuole, progetti per studenti e studentesse dell’università, volontariato aziendale, un video per una piccola realtà imprenditoriale virtuosa, tutte le azioni interne dedicate al benessere del team e tanto altro.


Quali consigli fornirebbe per diventare società benefit?


Innanzitutto, ragionare sulla propria identità. Se si diventa benefit per moda il percorso sarà rovinoso. E poi è importante dedicare la giusta attenzione alla definizione dei propri obiettivi di beneficio comune: devono rispecchiarci ed essere coerenti con la nostra realtà. Ogni operazione a freddo o mutuata da altri risulterà poco originale e ancor meno credibile.




Intervista tratta dall'eBook "Dialogo con le Società Benefit. 12 interviste tra sfide o opportunità", per leggere tutte le altre esperienze raccolte nell'eBook clicca qui.

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